Sulla teoria della semplificazione

Da che mondo è mondo, la cosa più difficile da fare è riuscire a “semplificare”

Per esempio, tracciare un sentiero per mountain bike e renderlo “complicato” in fase di realizzazione è un attimo.
Di contro, semplificarlo (mantenendolo sempre divertente, veloce e volendo anche tecnico) è un lavoro decisamente difficile.

Una cosa, questa, che ho appreso in occasione delle trail building school e dei trail building workshop (corsi dedicati sulla manutenzione e realizzazione di sentieri flow trails [sentieri ritmici, nda] sostenibili) organizzati dalla sede italiana di IMBA, l’International Mountain Bicycling Association e ai quali ho partecipato in veste di “giornalista”, organizzatore e, poi, tutor per gli iscritti ai corsi.

Un esempio, possono essere alcuni lavori fatti sul sentiero del Monte Morto al Campo dei Fiori di Varese insieme a Sandro e Ricky (i miei soci in Trail Wish) ormai due inverni fa e ancora in ottime condizioni.

È nella semplificazione che è racchiusa l’essenza delle cose

Ma è stato proprio un paio di settimane fa che (ispirato magari anche dalla lettura del libro “Let my people go surfing” di Yvon Chouinard, patron di Patagonia), tornando a casa dall’ufficio in sella alla mia mountain bike, sono arrivato alla conclusione che è nella semplificazione che è racchiusa l’essenza delle cose che possiamo definire “ben riuscite”, perché dureranno nel tempo.

Proprio come un sentiero sostenibile, appunto.

Va da se quindi che è nelle scelte che facciamo che si riflette il nostro stile di vita.

Proprio quel venerdì di un paio di settimane fa, uscendo dall’ufficio, mi ero fermato al circolo per comprare una birra Moretti e un pezzo di focaccia (non in foto) da mangiare magari strada facendo, seduto da qualche parte a godermi un po’ di pace dopo una settimana lavorativa di fuoco.

Mentre percorrevo il Villoresi, quasi a Garbagnate Milanese, mi imbatto nel posto perfetto: un piccolo parco con delle sedute in mattoni perfetto per lo scopo.

Mi siedo e, faccia al sole, tiro fuori il mio “pranzo” dallo zaino e l’immancabile Toscano.

Un timido raggio di sole, il primo pomeriggio di un nemmeno troppo freddo venerdì d’inverno e della buona musica in cuffia che arriva da Casa Bertallot fanno il resto…

Niente di più semplice, niente di più sostenibile, niente di più durevole nel tempo!


la felicità è racchiusa nella semplicità delle piccole cose come un giro in bicicletta sul canale villoresi
Seduto in relax insieme a Charlene, a goderci un tiepido raggio di sole, un venerdì pomeriggio easy, una birra, un pezzo di focaccia e un Toscano

2 risposte a "Sulla teoria della semplificazione"

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