Il silenzio. Un silenzio assordante che ha invaso la mia vita un paio di mesi fa, con la comunicazione di un addio, di una fine.
Il divorzio.
Una parola che fino a poco tempo fa sembrava appartenere a un altro mondo, a storie lontane. Invece, eccomi qui, nel bel mezzo della tempesta, sballottato da onde di dolore e incredulità.
Ammetto di aver vacillato. Il pavimento mi è crollato sotto i piedi e per un periodo mi sono sentito perso, un naufrago in un mare di tristezza e confusione. Ho negato a me stesso la realtà, cercando rifugio in un passato che non sarebbe più tornato. La solitudine mi ha fatto paura, un vuoto che rischiava di inghiottirmi, portando a galla pensieri negativi, ombre che la vita a due, pur con le sue sfide, aveva in qualche modo tenuto a distanza. E poi c’era il timore, subdolo e strisciante, del giudizio degli altri, di quel “cosa penseranno” che a volte pesa come un macigno.
Ma in questo buio, due fari hanno continuato a brillare con una luce potente e rassicurante: i miei figli. L’amore che provo per loro è un’ancora salda, un legame indissolubile che mi ha impedito di andare alla deriva. I loro sorrisi, le loro piccole mani che cercano le mie, sono la linfa vitale che mi spinge ad andare avanti, a ricostruire.
Ritrovare la Forza tra Amore e Fatica
E poi c’è la mia valvola di sfogo, la mia terapia silenziosa e potente: lo sport. La palestra all’alba, alle tre del mattino, quando il mondo dorme ancora e i pensieri sembrano meno opprimenti sotto il peso dei bilancieri.
I rulli della MTB, sudore e fatica che mi portano lontano dai tormenti, tra sentieri impervi che mi ricordano che anche la salita più dura ha una cima.
E il nuoto, le bracciate ritmiche nell’acqua clorata, un flusso costante che lava via l’angoscia, lasciando spazio a una ritrovata calma interiore.
Giorno dopo giorno di allenamenti estenuanti, di un corpo portato al limite per non dare tregua alla mente. Un viaggio interiore forzato, un dover fare i conti con una realtà che la mia mente si ostinava a rifiutare. Stare da soli fa paura, è vero. Affiorano le insicurezze, i dubbi, quella voce interiore che a volte è il nostro peggior nemico.

Ma in questo percorso accidentato, sto iniziando a intravedere una nuova prospettiva. La libertà, alla fine, non è l’assenza di legami, ma la capacità di stare bene con sé stessi. E se questa è stata la scelta della mia ex moglie, allora le auguro di trovare quella stessa serenità.
La chiave, forse, sta proprio lì: vivere con quello che si ha.
Accettare il presente, per quanto doloroso possa essere, e trovare la bellezza nelle piccole cose, negli affetti sinceri, nelle passioni che ci fanno sentire vivi. Ma è innegabile, viviamo in un’epoca in cui l’insoddisfazione sembra essere la norma, dove rincorriamo costantemente qualcosa di più, senza apprezzare ciò che già possediamo.
Io sto imparando a farlo. Sto imparando a ricostruire la mia vita, un mattone alla volta, con la consapevolezza che la felicità non è un traguardo lontano, ma un modo di affrontare il viaggio, anche quando la strada si fa impervia. E so che, con l’amore dei miei figli e la forza che trovo nello sport, l’alba dopo la tempesta sarà un giorno di nuova luce.

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