Un mese. Trenta giorni. Ore su ore. Un’eternità con un braccio in ostaggio, mentre la mia vita si stava spaccando in mille pezzi, come un giocattolo rotto.
Così è iniziata la mia avventura con una clavicola rotta. Una frattura scomposta. Un termine che suona già di per sé come un incubo. Per un po’, il mio braccio sinistro è rimasto appeso al tutore, con i monconi dell’osso che si muovevano come due navi alla deriva.
E a rendere tutto più difficile, la richiesta di ulteriore perdita, di un altro pezzo che si è staccato: il divorzio e le sue ulteriori devastanti conseguenze.
A 13 fottuti giorni, la situazione appariva critica. I monconi non si erano minimamente avvicinati, anzi il tentativo di riduzione applicato in pronto soccorso si era perso e per me la speranza di una guarigione senza complicanze, serena e oserei dire veloce, si era quasi spenta. E come se non bastasse, il tutore che avrebbe dovuto sostenermi si era rivelato un carnefice, lasciandomi un’ulcera perforante sotto l’ascella destra. Un po’ meglio la sinistra, ma sempre a carne viva; “alto rischio infezione” (cit. medico ortopedico).
Ogni movimento un’agonia, un promemoria costante della mia sfortuna, sia fisica che emotiva.
Ma il mio spirito di combattente si è rifiutato di arrendersi.

Ho continuato a svolgere le attività quotidiane con un solo braccio: cucinare, lavare i piatti, anche partecipare a qualche riunione lavorativa online, braccia permettendo. Stavo perdendo sensibilità agli arti superiori; solo schiacciare un tasto del mouse o aprire un tappo di bottiglia un’impresa. Altro pezzo rotto?
La vicinanza di amici, veri, mi ha aiutato a non perdere altri elementi. Nonostante tutto, i messaggi, le chiamate e le visite sono state il mio salvagente.
E poi FFtraining (www.fftraining.it). All’inizio un rapporto professionale, ma col tempo è diventato un supporto fondamentale, da vero amico. Mi ha aiutato a non cedere, a trovare la forza per trasformare il dolore in una spinta in avanti.
E infatti non ho mai smesso di allenare la parte inferiore del corpo per non perdere del tutto la mia condizione fisica. Rulli in bici e affondi con squat infiniti a corpo libero. Con calma ma dedizione, a spalla bloccata. Sempre anche come medicina alternativa per la mente.

Poi, un’inattesa svolta. A un mese dall’incidente, un altro controllo. E il verdetto un sospiro di sollievo: i monconi finalmente “incastrati” tra loro. Non una guarigione perfetta, ma un passo avanti, un raggio di luce in fondo al tunnel.
Sì, una botta di culo.

Questa esperienza mi ha insegnato molto. Ho capito che anche quando tutto sembra crollare, c’è sempre una via d’uscita. A volte, devi semplicemente rimboccarti le maniche, combattere con i mezzi che hai a disposizione, credere nel tuo corpo e nella tua forza interiore.
Nonostante le difficoltà, ho trovato la forza di affrontare sia la frattura che il divorzio.
marti non molla. Mai.
“La forza non è nel non cadere mai, ma nel sapersi rialzare ogni volta che si cade.”
(Confucio)
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