Builder | Un film di Mountain Bike e Trail Building

PinkBike.com in collaborazione con Trailforks, ci delizia gli occhi con Builder, un film che narra di mountain bike e trail building, che vede per la prima volta alla regia Scott Secco

Presentato nel 2015 con una premiere on-line mondiale e successivamente in vendita su iTunes, Builder (film-documentario che parla di mountain bike e trail building) è tornato alla ribalta nelle scorse settimane su alcuni account social italiani grazie all’esponenziale voglia di trail building che sta crescendo tra i nostri connazionali.

Builder è un film-documentario che vede Scott Secco, video maker canadese, alla regia per la prima volta. In Builder, il regista cattura l’arte del trail building attraverso gli occhi di alcuni tra i migliori e più rispettati rider e trail builder del Mondo; veri e propri artigiani che non si limitano semplicemente a spostare/spalare terra piuttosto che tagliare rami o rimuovere foglie dai sentieri dove normalmente praticano la mountain bike. I protagonisti di Builder fanno qualcosa in più: come dei veri artisti, esprimono la loro creatività ed il loro estro esaltando le caratteristiche naturali del terreno che stanno lavorando, diventando così dei veri e propri “sculturi della zolla”, dei Michelangelo o dei Raffaello del trail building… E Scott Secco, con la sua regia, riesce a catturare fotogrammi ed istantanee di vita di questi ragazzi in modo epico.

Tutto molto bello, tutto estremamente esaltante ma… niente di più e niente di meno di tanti video visti, rivisti e rivisti ancora in tutti questi anni. Dal mio punto di vista, e molti leggendo questo post alla fine converranno con me che è così, a Builder (come a molti altri video che stanno uscendo in questo periodo) manca qualcosa e, soprattutto, manca qualcuno!

In primis, manca la partecipazione di un trail builder professionista che possa dire la sua e magari indirizzare chi guarda il video a fare le cose nel modo giusto. L’opinione di persone come Tom ProBen Walker o Shane Wilson all’estero, piuttosto che Ezio Cattani o la crew di Bike Trail Builders in Italia (per nominare alcuni trail builder che avevo intervistato ai tempi della mia collaborazione con BiciLive.it) manca in un video come questo, perchè mancano le loro “linee guida”; quelle linee guida che mi hanno aperto la mente e che mi hanno fatto capire di cosa la mountain bike ha veramente bisogno.

Mancano questi personaggi soprattutto perchè il “vero” trail building non è solo quello che fanno i top riders ma, il vero trail building, è anche (e soprattutto) quello che fanno tutti coloro che lavorano nell’ombra (nemmeno poi così tanto) e che poi ci consentono di divertirci sui sentieri. Il vero trail building è fatto di persone che spendono la maggior parte del proprio tempo (per lavoro naturalmente) a relazionarsi con Amministrazioni Locali ed Enti Territoriali con i quali studiano, progettano e poi realizzano reti di sentieri che serviranno poi alla località stessa per promuovere il proprio territorio e fare economia… sentieri che serviranno anche alla mountain bike a crescere sia in termini economici che in termini di praticanti.

In secondo luogo, e all’alba dei giorni nostri, un media di settore dell’importanza di PinkBike non può omettere (sempre secondo la mia modestissima opinione) di far passare, in un film che parla di mountain bike e trail building, anche qualche messaggio di “legalità” proprio attraverso i protagonisti del film… di mero riding ne abbiamo visto e ne vediamo a tonnellate ogni giorno, come ogni giorno vediamo e leggiamo di appassionati di mountain bike che spontaneamente (ed il più delle volte abusivamente) vanno a pulire boschi o avviano lavori di manutenzione ordinaria e straordinaria ai sentieri esistenti oppure, nel peggiore dei casi, aprono sentieri nuovi senza magari curarsi dei danni che stanno andando a creare (sia all’ecosistema che alla comunità).

In un film di questa portata un network di informazione come PinkBike avrebbe potuto adoperarsi per far passare, tra la comunità del mountain biking mondiale, anche qualche messaggio in più, come per esempio i quattro pilastri su cui si basa la mission di IMBA: parla, rispetta, preserva, fruisci piuttosto che, proprio facendolo uscire dalla bocca dei top rider, un messaggio del tipo “far bene le cose, fa bene le cose”.

Non che ci sia niente di male nell’andare a pulire boschi per poi girarci in compagnia degli amici, ci mancherebbe ma ultimamente mi sto accorgendo (attraverso i social network) che troppi appassionati (specie delle discipline più gravity e magari trasportati proprio dalla visione di film come Builder) entrano nei boschi attrezzi alla mano ma non si limitano a pulire il sentiero da foglie piuttosto che da rovi; piuttosto invece, iniziano a costruire cose (passerelle, sponde, salti, doppi, etc) e, nel farlo, magari si “appropriano” di sentieri che normalmente vengono utilizzati anche da pedoni o altri fruitori, creando così conflitti tra le varie categorie anche, e soprattutto, a causa del modo in cui percorrono i sentieri.

Con tutto quanto detto sopra però, non vorrei sembrare “antipatico” a molti di voi che magari state leggendo; vorrei però, prima di chiudere, lasciarvi con un spunto di riflessione: la mountain bike,  il nostro sport preferito, ha bisogno di crescere e svilupparsi ancora di più per far si che, di conseguenza, anche la rete di sentieri a nostra disposizione possa svilupparsi ed adeguarsi alla sua crescita; in questo modo, ogni volta che usciremo a pedalare, la mountain bike ed il territorio sapranno regalarci nuove ed emozionanti esperienze. Ma per fare ciò, c’è bisogno che ognuno di noi si metta una mano sulla coscienza e prima di agire, prima di fare, prima di brigare pensi: “sto facendo la cosa giusta per la mountain bike o sto solo sfamando la mia sete personale di adrenalina?“.

Se siete arrivati fin qua, guardiamoci insieme il film completo sulla TV di Red Bull  🙂

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