A piedi da Santa Rufina al Casale d’Antoni

Con la scusa di provare un po’ di materiale tecnico acquistato con gli ultimi saldi, dopo aver finito di scrivere l’articolo sull’economia circolare e con un paio di giorni ancora da “spendere” al paesello [Santa Rufina, nda], ne ho approfittato per vivere un po’ le “mie” montagne dedicandomi all’escursionismo a piedi e in bicicletta.

Erano anni che non facevo una lunga passeggiata al Casale d’Antoni partendo da Santa Rufina

Una “gitarella” che da adolescente facevo spesso in estate con mio nonno per andare a controllare le mucche al pascolo libero in montagna o quando era il momento di riportarle in stalla prima dell’inverno.

Questo percorso (che trovate su Trailforks cliccando QUI) negli passati lo avevo più volte praticato in sella alla mia mountain bike, ma questa volta ho deciso di volerlo vivere ancora più lentamente, per godermelo fino in fondo e sciogliere un po’ i muscoli delle gambe in vista dell’uscita in mountain bike del giorno successivo.

Mi metto in cammino a metà mattina: lo spirito è buono e il meteo per adesso è dalla mia parte e il morale è alto

Cammino con un buon passo, da solo nel silenzio più totale lungo la strada carrabile che mi porterà al Casale d’Antoni. La neve scricchiola sotto la suola degli scarponi e un vecchio bastone in legno che mi aveva regalato il Direttore di gara della Coppa Carotti mi accompagna lungo la strada.

alla fine della prima rampa di apre subito il primo scorcio con il monte terminillo innevato in lontananza
Davanti alle nuvole, i più attenti noteranno il Monte Terminillo in lontananza

Mi guardo intorno, c’è “il mio territorio”

Ripenso alle moltissime storie vissute su queste strade e sui sentieri che si perdono tra gli alberi. Sono mille avventure e molteplici gli aneddoti che potrei raccontarvi della mia vita di bambino, adolescente e adulto su queste montagne.

Mentre cammino, davanti a me si aprono mille scorci e panorami che mi incantano ogni volta. Il vento forte e gelido che arriva dal Terminillo mi sferza il viso. Chiudo bene la giacca, apro le cerniere sotto le braccia per non sudare troppo e mi godo l’aria fredda.

I polmoni si riempiono, lo spirito si rinnova di nuova linfa, le endorfine fanno il resto… e raggiungo la mia meta in un paio di orette scarse. Apro il cancello del Casale e passando sopra un’ottima coltre di neve, cerco un posto “asciutto” dove poggiare lo zaino e mangiare.

Mentre mi sistemo, volgo il mio sguardo a valle: davanti a me si apre un panorama molto familiare che amo profondamente.

Dentro di me mi sento “svuotato”, proprio come quando praticavo zen, yoga e meditazione. Quel deciso effetto positivo e di benessere che si ripercuoteva poi sulle mie giornate.

Panoramica. su Santa Rufina e Cittaducale. In lontananza, alla fine della strada, il Casale d'Antoni
Panoramica. su Santa Rufina e Cittaducale. In lontananza, alla fine della strada, il Casale d’Antoni

Mi godo quegli spazi ed il silenzio relativo (che è più grande di quello assoluto) mentre mangio un pezzo di salsiccia e di parmigiano con del pane, proprio come facevo con mio nonno quando venivamo al Casale d’Antoni.

fette di pane con parmigiano e salsiccia come i pastori di una volta quando si andava in montagna a controllare il bestiame al pascolo brado
Parmigiano e salsiccia tra le fette di pane, proprio come facevamo con mio nonno quando partivamo per salire al Casale d’Antoni. “Shame on me” per non aver portato anche il vino!

Faccio due foto, mi guardo ancora intorno, accendo un Toscano, tiro bene le stringhe degli stivaletti, infilo i guanti e il cappuccio della giacca e mi incammino sulla strada del ritorno facendo attenzione a dove metto i piedi. Il sole inizia a scendere e, complice il vento gelido che arriva dal Terminillo, la neve è ghiacciata in molti punti.

Al primo bivio, proprio sotto il Casale d’Antoni, tengo la destra e prendo un’altra strada (diversa da quella fatta per salire) che mi porterà fino ad un grande prato che si trova proprio sopra la “Fonte de Vaguni”, una fontana dove gli animali lasciati al pascolo libero sono soliti abbeverarsi.

Scendendo lungo il prato, i più attenti noteranno un bel single track sulla destra… è qui che spesso mi “infilo” con la mountain bike quando faccio questo giro. Prendo il ritmo ed inizio a scendere.

Il sentiero è in buone condizioni e si nota in più punti il passaggio di qualche piccolo 4×4 tipo Suzuki Vitara o Samurai. Il passaggio si nota solo perchè magari i mezzi passando hanno appiattito le foglie!
A differenza della Valle Olona, qui le persone che circolano con fuoristrada, quad, moto da cross ed enduro nei boschi rispettano il territorio, non scavano trincee sgasando e, soprattutto, non circolano dove non la legge non lo consente.

In un’oretta scarsa sono di nuovo alla macchina, parcheggiata nei pressi di una curva secca a destra che introduce ad una pendente salita proprio sotto quello che in paese è conosciuto come “il casale di Zorro”

Mentre riempio la borraccia di acqua fresca alla fontana poco distante, mangio l’ultimo pezzo di salsiccia e di parmigiano insieme al pane rimasto. Se non fosse per i cani che abbaiano (disturbati dalla mia presenza) il silenzio sarebbe totale.

Mi godo ancora un po’ tutto quello che mi circonda. Salgo in macchina, chiudo la portiera, torno a casa…

La montagna mi mette in pace con il mondo, è per me qualcosa di spettacolare [un po’ come il mare in inverno o in burrasca totale, nda].

Di seguito il link ai sentieri e ai punti di interesse che riguardano questa escursione e che trovate su Trailforks.com

Cliccando QUI potrete invece vedere la traccia dell’escursione direttamente su Trailforks.com e farvi anche un’idea sulla mappa consultando curve di livello, punti d’interesse e così via.

In chiusura, ecco qualche dato in più sull’escursione che potrebbe interessarvi:

  • Distanza percorsa, 13.5 km circa
  • Dislivello guadagnato (D+), 740 metri circa
  • Quota massima, 1266 metri s.l.m. (Casale D’Antoni)

Se proverete questa escursione, magari lasciatemi un commento sotto l’articolo, giusto per sapere se vi è piaciuta la proposta 😉

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