L’Italia e l’inciviltà di alcuni italiani

Mentre a Siviglia ci si candida per diventare Capitale Europea del trasporto sostenibile (come possiamo leggere in questo lungo articolo apparso sull’Internazionale nel 2014), in Italia siamo ancora nella condizione di dover far comprendere ad alcuni elementi (nostrani e non) l’importanza del rispetto di un cartello di divieto d’accesso all’ingresso di un Parco Naturale, piuttosto che il corretto utilizzo delle piste ciclabili (che non sono corsie preferenziali ne tanto meno parcheggi).

Per farvela breve, ieri sono uscito in mountain bike all’interno del Parco del Rile Tenore Olona, parco a me molto caro in quanto è da qui che è partito il progetto “ASD Emissioni Zero”, che ho diretto dal 2009 al 2017.

La giornata era ideale, io avevo un paio di ore “buche” tra l’uscita dal lavoro e la sostituzione del parabrezza della macchina e ne ho approfittato per far girare un po’ le gambe.

Non è una novità che ogni volta che mi faccio un giro nel Parco del Rile Tenore Olona mi salga un odio di immani proporzioni verso chi ancora non ha capito l’importanza di rispettare un’area a tutela naturale. Ieri però la vista del cartello di divieto di accesso (e quattro chiacchiere scambiate con il guardiano del Parco Archeologico di Castelseprio, tra le cose Patrimonio Unesco) mi hanno fatto ripensare a tutti i commenti degli amanti del motociclismo fuoristrada successivamente al servizio andato in onda su Striscia la Notizia. Molti commenti fuori luogo e soprattutto molti commenti che ignoravano (e ignorano ancora oggi) quale fosse realmente la mia lamentela.

Come si evince dalla foto, nel 2011 le amministrazioni comunali locali hanno emesso un’ordinanza che vieta ai veicoli a motore (non autorizzati) di accedere ai terreni, ai sentieri, alle strade e ai boschi che si trovano all’interno del Parco del Rile Tenore Olona.

Ordinanza o meno, moltissimi enduristi in motocicletta se ne fregano altamente e continuano a scorazzare all’interno dei boschi del Parco in assoluta libertà, sentendosi anche liberi di insultare e minacciare chiunque (in gruppo inferiore a due persone) gli faccia notare questa cosa. A molte persone (tra cui il sottoscritto) questa cosa da abbastanza fastidio e non perchè mi stiano sulle palle i veicoli a motori e le motociclette da enduro ma, soprattutto, perchè non esiste che in un paese civilizzato ci siano delle persone che se ne fregano di rispettarlo, mancando di rispetto anche al resto della comunità, causando anche danni all’eco-sistema, in alcuni casi irreparabili.

All’oggi, nelle persone si sta risvegliando una certa coscienza ambientale ma soprattutto (e per fortuna) si sta risvegliando anche una certa coscienza civica; la prima, tra le cose, sta anche riavvicinando le persone alla natura e alle cose semplici, facendo apprezzare ai più (per esempio) il benessere procurato da una passeggiata nei boschi, lontano dal frastuono cittadino.

Naturalmente “l’aria è di tutti” e ognuno di noi è libero di praticare l’attività all’aria aperta che preferisce, ma la nostra libertà di fare deve per prima cosa rispettare le regole e, soprattutto, non dovrebbe mai limitare la libertà altrui e magari anche mettere in pericolo la vita degli altri.

E allora, se veramente gli enduristi in moto (lombardi) sono così amanti della natura come sostengono, sarebbe forse il caso che alcuni di loro iniziassero a farsi un piccolo esame di coscienza perchè, dalle foto che si trovano in rete, non si direbbe proprio…

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