Tra le tante storie ed aneddoti che abbiamo avuto modo di ascoltare dalla nostra guida nepalese “Carlo”, quella probabilmente più triste è quella che riguarda i bambini di strada di Kathmandu.
Migliaia di bambini che scappano di casa, nella speranza di trovare una vita migliore nelle strade di Kathmandu.
Fondamentalmente, queste bambini scappano di casa per le condizioni di vita che, in moltissime (forse troppe) famiglie nepalesi povere, sono veramente al limite dell’umanità.
Maltrattati un po’ da tutti in famiglia, i bambini più piccoli spesso non riescono nemmeno a mangiare e così decidono di andarsene di casa alla ricerca di una vita migliore
Una vita migliore che vanno a cercarsi in strada, dove però finiscono a chiedere l’elemosina che poi verseranno nelle tasche dei vari “capi banda” [di solito ragazzi più grandi, nda]. Gli stessi che magari li avevano invitati a lasciare le famiglie, per unirsi a loro, mostrandogli capi firmati, sigarette e telefoni smartphone di ultima generazione.
Di questi di “bambini dimenticati” ne abbiamo incontrato un nutrito gruppetto mentre giravamo le strade di Kathmandu, seguendo un itinerario della “guida” Lonely Planet nell’unico giorno in Nepal senza la nostra guida locale.
Ci hanno visto da lontano i bambini di strada e si sono avvicinati a noi correndo, in gruppo.
Saranno stati cinque o sei. Ci giravano intorno in cerchio chiedendoci soldi, fino allo sfinimento. Come un disco rotto.
A farli desistere, un nepalese attempato che ce li ha tolti di dosso urlandogli e inveendogli contro, come non avevamo ancora mai sentito fare. Non avevamo mai sentito alcun nepalese urlare contro altre persone, il che ci ha meravigliato molto e ci ha lasciato attoniti.
Come loro, tanti, tantissimi, forse troppi bambini vivono alla giornata in strada senza un futuro certo, solo perchè sono di troppo nella loro famiglia.
Una triste storia quella dei bambini dimenticati di Kathmandu.
Una storia che mi ha lasciato molto perplesso, soprattutto perchè non mi era mai capitato di vedere bambini maltrattati, affamati e abbandonati al loro destino dai propri famigliari.
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