Qualche tempo fa, credo intorno alla metà di novembre, ho deciso che era ora di iniziare ad erudirmi un po’ riguardo ai BOT di Instagram.
Stavo avviando un nuovo profilo per un progetto e per evitare di dover fare tutto manualmente (considerato anche che ho da gestire il mio personale e un altro paio di account) ho voluto vedere quali fossero i BOT più efficaci per aumentare il proprio engaging e piazzamento nel social network, iniziando a provarne un paio sul mio profilo.
In premessa va detto che esistono vari tipi di bot programmati per compiere diverse azioni:
- Mettere “Mi Piace” ai post con frequenza personalizzata
- Commentare con messaggi prestabiliti
- Seguire altri account in base alle indicazioni date
- Smettere di seguire altri account sempre sulla base delle indicazioni date
- Inviare messaggi personalizzati a chi ha appena iniziato a seguirci
Ma perchè usare un BOT su Instagram? A che pro?
Facile, perchè in quanto tale [roBOT appunto, nda] una volta ricevuti gli input necessari per lavorare, fa il mestiere al posto tuo.
Inizia a seguire gente e smette di seguirla secondo le tue indicazioni, commenta le foto, ci mette i “mi piace” o “cuoricini” e via dicendo.

Per prima cosa ho iniziato con un BOT, di produzione italiana, di cui avevo letto veramente bene su un altro blog.
Essendo il citato BOT a pagamento però [e nemmeno tanto a buon prezzo, nda] alla fine del periodo di prova l’ho mollato e, parlando con un altro ragazzo (che presto conoscerete sul blog come collaboratore), ne ho scoperto uno totalmente gratuito che sembrava avere l’unico difetto di non “girare” a computer spento. Poco importava!
Realizzato con Python, il BOT in questione mi ha creato non pochi grattacapi in fase di installazione e “attivazione”. Ma risolti i vari troubleshooting iniziali [grazie anche all’Help Desk remoto fornito dal collaboratore al blog di cui sopra, nda] alla fine sono riuscito a far funzionare il tutto e, una volta dentro, a gioire dei suoi frutti 🙂
Python è un linguaggio di programmazione ad alto livello, orientato agli oggetti, adatto, tra gli altri usi, a sviluppare applicazioni distribuite, scripting, computazione numerica e system testing. Fu ideato da Guido van Rossum all’inizio degli anni novanta
Wikipedia
Così, eccitato come una scimmia cambogiana, ho compilato un file di log per ognuno degli account che volevo far “girare” un po’ mentre mi dedicavo ad altro; e ho lasciato fare.
Lo Shadow ban, ovvero lo strano modo che ha Instagram per “oscurare” il tuo account quando non ti comporti bene

Mentre il BOT faceva il suo lavoro, in un paio di occasioni mi sono accorto che nel file di log appariva un messaggio di errore. Ma senza farci troppo caso, chiudevo il file e lo riaprivo inserendo nuovamente le credenziali di accesso e facendo ripartire il BOT con l’account che avevo appena chiuso.
La cosa mi sembrava si strana, ma avendo letto per bene tutte le “istruzioni per l’uso dei bot di Instagram”, non gli davo poi così tanto peso.
Alla fine i file di log erano stati compilati in modo da effettuare un tot di operazioni l’ora, così come Instagram vuole (e così come fanno molte App che fanno su per giù lo stesso mestiere), quindi…
Ma ad un certo punto, mentreero intento a decantare con Claudia le lodi del BOT, accade l’arcano…
Passando da un account ad un altro sull’iPhone per controllare come andasse il lavoro del BOT, Instagram inizia a chiedermi di confermare il mio numero di cellulare più volte.
“Qua la fregna non è pulita” esclamo ad alta voce!
Confermo il numero di cellulare su un paio degli account oggetto del lavoro del bot e quando arrivo al mio account personale… sono fuori da Instagram O.O
Praticamente non riesco più ad entrare e quando riesco, la app non mi aggiorna ne la schermata principale, ne le notifiche ne tantomeno la schermata della mia bio.
Così faccio la prova da uno degli altri account e non solo sincero che accade lo stesso, ma mi accorgo anche che il mio account è come se non esistesse più!
Qui inizia a subentrare un po’ di panico, sopratutto perchè proprio in quei giorni mi erano arrivate delle conferme per dei prodotti in test che sarebbero arrivati di li a poco e che avrei dovuto promuovere proprio attraverso il mio account.
Ci dormo su, inutile arrovellarsi troppo il cervello
Mentre andiamo a letto, Claudia mi guarda attonita. “E se non riuscirai più ad accedere? Come farai?“.
“Easy” rispondo “creerò un nuovo account Instagram, niente di più facile. Avrò perso oltre tremila followers, ma al contempo avrò anche fatto un po’ di pulizia e comunque alla fine per tornare in auge non ci vorrà poi così tanto tempo“.
L’indomani mattina mi metto subito al lavoro. Creo un nuovo indirizzo e-mail Gmail, apro un nuovo account Instagram, studio una nuova bio e inizio ad aggiungere un po’ di profili di amici e famigliari… e in meno di un minuto sono di nuovo fuori!!!
“Fottutti” esclamo “mi hanno fatto di nuovo“.
Faccio passare la giornata e quando Claudia torna a casa le spiego la cosa.
Ma poco prima di andare a letto, l’illuminazione: prendo il telefono di Claudia e cerco di accedere al mio account dal suo telefono confermando l’accesso con il suo numero di cellulare anziché con il mio.
E come per magia, sono di nuovo dentro… “beccatevi questo, ciula!!!” esclamo a voce alta.
La mattina dopo è giorno di #tbt [ovvero #throwbackthursday, nda] e Facebook mi ricorda una foto epica scattata moltissimi capelli prima all’aeroporto di Rieti dal, credo, padre di Roberto, un mio amico d’infanzia. Ne approfitto per pubblicarla su Instagram 🙂
Una didascalia carina, quattro hashtag adatti alla giornata e via… la foto è online prima dell’inizio delle attività giornaliere.
Nel mentre pubblico anche due foto su altrettanti account che gestisco e mi metto a lavorare ad alcune pratiche dell’ufficio.
Alla prima pausa controllo l’engaging delle foto e… una vera merda!
Mai avuto dei risultati così; che sarà mai successo? La foto non era appetibile? Gli hashtag non erano quelli giusti? L’orario era quello sbagliato?
Niente di tutto questo: ero vittima del temutissimo SHADOW BAN di Instagram

Non capendo inizialmente cosa fosse accaduto apro Google nel browser del cellulare e cerco “le foto sul mio profilo Instagram non appaiono negli hashtag” ed ecco apparire un po’ di link.
Ne apro un paio e inizio a leggere saltando da un link all’altro all’interno di un blog che parla, tra le cose, anche di strategie Instagram e affini…
Leggi che ti leggi, scopro che praticamente Instagram disconosce lo Shadow Ban ma alla fine lo applica. Come? Penalizzando il tuo account quando fai il birichino, magari servendoti proprio dei bot per aumentare l’engaging.
Così, dopo essermi erudito per bene, inizio a mettere in moto le varie contromisure per risolvere la questione, e cioè:
- elimino gli hashtag dalle “ultime” foto pubblicate
- elimino gli hashtag pubblicati nel primo commento per aumentare l’engaging delle foto (sembra che sia controproducente a lungo andare)
- evito di pubblicare foto e stories
- evito qualsiasi attività di engaging se non il mero “mi piace” alle foto di qualche mio contatto
- incrocio le braccia ed aspetto la fine della punizione
Naturalmente l’unico modo che ho di capire se la mia punizione è finita o meno è individuare un hashtag non molto popolare in tema con l’ultima foto pubblicata, in modo da vedere subito se la mia foto apparirà o meno tra le ricerche.
#mountainiscalling sembra proprio fare al caso mio e così lo inserisco nell’ultima foto pubblicata modificando la didascalia. Adesso non mi rimane che monitorare la situazione giornalmente cercando di stare il più possibile “schiscio” nell’utilizzo di Instagram…
Poi, una bella mattina, ecco che comparire la mia foto (scattata durante l’ultimo anello del Resegone) tra quelle dell’hashtag in questione!
Sono finalmente libero, lo shadow ban sembra essere sparito e io sembro essere tornato nelle piene facoltà del mio account Instagram.
Per conferma, faccio la stessa cosa per gli altri due account che erano stati oggetto dello stesso “scherzetto” e anche per loro sembra che la punizione sia finita.
A questo punto, è tempo di rimettere le cose al loro posto e così, modificando le foto, inserisco nuovamente gli hashtag nelle didascalie delle mie foto [un lavoro veramente di merda, nda] in modo che tornino a comparire nelle ricerche!
Naturalmente, ci vorrà un po’ per far si che gli account tornino agli “splendori” pre-shadow ban, ma l’importante è che tutto sia tornato alla normalità.
In conclusione sui bot e sullo shadow ban di Instagram
Settimana scorsa, mentre ero da un’azienda per proporgli una nuova collaborazione, un addetto al marketing parlando mi diceva che un suo amico è stato vittima della stessa punizione ma a carattere permanente: si è trovato a dover chiudere il suo profilo da oltre 100.000 followers e ricominciare daccapo. Bella “tranvata”, è?
Comunque, non tutti i mali vengono per nuocere e così, durante lo shadow ban, ho studiato un po’ e ho scoperto due app veramente interessanti:
- la prima, per far crescere il nostro account Instagram e migliorarne l’engaging;
- la seconda, per migliorare la pubblicazione dei nostri post.
quali? ve lo racconterò nelle prossime puntate 😉
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