La libertà non è gratuita

“E nemmeno a buon prezzo” come ho letto da qualche parte (Freedom is not free… and is not even cheap)

“Freedom is not free” così si chiamava il mio primo blog, aperto su MSN credo nel 2005.
Sempre durante una trasferta di lavoro all’estero.
Sempre lontano da affetti, amici, famiglia, interessi.

Parlerò di “libertà”, pura, semplice

“La libertà non è gratuita, e neanche a buon prezzo” e per libertà possiamo intenderne mille tipi:

  • quella personale
  • quella economica
  • quella di poter fare quello che ci pare
  • quella sentimentale
  • quella di un popolo
  • quella lavorativa
  • e così via

Ma non è neanche di questo che volevo “parlarvi” in poche righe, ma di quella sensazione di “libertà” che ho provato ieri pomeriggio mentre ero fuori con la mia mountain bike “into the wild”. Questo è il genere di libertà che vorrei trasmettervi oggi con questo post.

In breve

  • metti una mattina a fare le ultime commissioni prima che tutto chiuda per il Natale
  • metti la voglia di fotografare la “Valle Santa” (immersa dalla nebbia) dall’alto dei monti poco distanti
  • metti un pranzo leggero e un gran bel mezzo che ti aspetta in garage

Se gli ingredienti giusti ci sono tutti, ci vuole poco a cambiarsi d’abito, mentre il caffè esce nella moka, e partire alla volta di una nuova avventura.

La montagna è proprio qui sopra, io non so dove andrò

Ho solo voglia di libertà; vediamo dove mi porteranno la mia mountain bike e, soprattutto, le mie gambe.

Senza troppa fretta inizio la salita

Rapporto agile, mentre mi gusto il passaggio dentro al paesello. Saluto conoscenti che incontro strada facendo; abbandono il centro abitato.

La salita prosegue

Alla prima “spianata” mi fermo per togliermi la giacca. La lego in vita, come quando ero adolescente. Senza pensieri e solo tanta voglia di boschi.

Non ho lo zaino con me, ne le protezioni per la discesa (solo il casco aperto sempre calzato), ne il cardio, ne l’MP3. Ho solo il GPS del telefono (rigorosamente su silenzioso da ormai anni immemori) acceso e una sana voglia di godermi un pò di “libertà” nelle terre e sui sentieri che troppo bene conosco.

Riprendo a salire

La salita non molla un attimo. La gamba si scalda, il fiato si “spezza” e giunto in località “Ficocchio” decido di proseguire fino a “Fonte Vaguni” che da li dovrebbe distare circa 2/3 km.

La salita si fa più tosta

Aumenta la pendenza e la strada carrabile diventa più impervia che mai, perchè meno trafficata; l’andatura spesso viene spezzata dai continui cambi di direzione e dai grossi sassi smossi che “spezzano il rotolamento” delle ruote 27.5″ della mia Ghost AMR.

L’ultimo tratto prima del crocevia “Casale d’Antoni – Fonte Vaguni” è una spada dritta al 20% di pendenza almeno.

Aumento il ritmo e la ventilazione

Mi concentro per arrivare fino alla spianata; è tosta, penso di mollare, non ce l’ho nelle gambe questa salita, ma penso: “fanculo, arrivo fino a lassù e poi decido cosa fare”. E allora sotto!!!

Ma prima mi fermo per recuperare un pò

tolgo la giacca dalla vita, passeggio, mi stendo sulla carrabile e defatico. Respiro con calma e recupero, perchè ho deciso di proseguire, perchè voglio arrivare ad uno spiazzo che conosco proprio sopra la Fonte, e da li… giù in discesa per boschi.

Ma prenderò la strada che porta al Casale d’Antoni per farlo, non andrò per la strada che porta alla Fonte direttamente dal punto dove sono; è troppo ardua, la pendenza sarà almeno al 30%.
Ad un certo punto è un muro vero e proprio e la strada è messa male.

Riprendo la via, riprendo a pedalare

la salita non molla un attimo, niente spianate, niente riposo. Incrocio un altro ragazzo in mountain bike che scende, senza casco. Che folle!!! O meglio: che stupido!!!

Mi superano anche 4 ragazzi con le moto da cross e una mini moto; uno di loro sgasa quando mi passa alzando un pò di brecciolino… mi piacerebbe dargli l’educazione che gli hanno fatto mancare da piccolo. Ma, fanculo, ho altro a cui pensare adesso.

Mi godo il panorama, il caldo del sole

Il Monte Terminillo che si apre davanti a me quando passo sul versante Est della montagna che sto risalendo, la natura quasi incontaminata, il silenzio e quel senso di pace che si fa strada dentro di me: finalmente quel senso di libertà che cercavo da un po’, ma che non riuscivo a trovare da nessuna parte.

Nel mentre sono arrivato a circa un km dal Casale d’Antoni

In prossimità del crocevia che mi porterebbe dove voglio andare, decido di fermarmi.

Recupero un pò le forze, mi sdraio nuovamente sulla carrabile e mi godo un pò di pace e di cielo azzurro sopra la mia testa.

Faccio un pò di stretching, bevo, rimetto la giacca che avevo legato al manubrio, calzo gli occhiali, apro le sospensioni, abbasso la sella e via… inizia la discesa!!!

La prima parte è una sassaiola di almeno un paio di km che tira giù ad un buon 15%. Tutta sconnessa, malmessa e ricca di insidie, qui prontezza di riflessi e una buona dose di fortuna sono molto necessari.

Arrivo al pratone panoramico, cerco l’ingresso dello “scomodo sentiero che mi porta a valle”, appoggio la bici in prossimità di un sasso, mi stendo li vicino e mi godo le montagne di fronte, il panorama e di nuovo il cielo azzurro, tanto silenzio e tanta montagna.

La nebbia sulla Piana Reatina s’è alzata quasi tutta ormai, mannaggia a lei; proprio oggi che ero salito a fargli le fotografie!

Serro i denti e, non troppo convinto, affronto lo scomodo sentiero

Qui ormai non ci passa più quasi nessuno e quindi è un mix di foglie, sassi di ogni fattezza e dimensione, rami, alberi abbattuti dagli agenti atmosferici, punti dove i sassi sono un letto di breccia, tornantini secchi con gradoni di roccia e sasso in mezzo a toglierti ogni traiettoria che non sia mortale e poi ancora alberi e poi foglie e poi rami e poi buche scavate dai cinghiali e poi foglie viscide e sassi ghiacciati e ancora fango e così via…

Le braccia non ce la fanno piu, inizio a sentire la stanchezza ma mi godo questo momento di vero trail riding

Quando torno sull’asfalto mi sento un altro, mi sento libero, mi sento molto “svuotato”, zen… e non penso a niente più. A niente più se non a questo giro epico, nato solo dalla volontà di salire a fare un paio di foto alla Valle Santa immersa nella nebbia… alla ricerca della libertà (che mi sono guadagnata arrivando fin lassù)

Torno a casa con il sorriso stampato in faccia; è stata una grande fatica ma sono proprio contento; non sono gasato, mi sento solo svuotato di tutto, mi sento un’altro…mi sento libero, mi sento “wild”, proprio come piace a me.
Adesso è ora di farsi una doccia e prepararsi alle grandi abbuffate natalizie…ho come una strana sensazione, una bella sensazione: sento che sarà un Natale diverso, un Natale in famiglia da gustarselo tutto.
 
Sono contento di essere natio di questo paesotto, di essere cresciuto tra questa gente; non sarei quello che sono senza le mie montagne, la mia famiglia, i miei paesani…sono fiero delle mie origini, Santa Rofinaro Doc!

Lascia un commento

Questo sito utilizza Akismet per ridurre lo spam. Scopri come vengono elaborati i dati derivati dai commenti.

Crea un sito web o un blog su WordPress.com

Su ↑