Ma KOM state?
Ovvero: quanto può influire una app sull’esaltazione sportiva dell’amatore generico medio
Cari i miei lettori, a dirvela tutta, credo che Strava ci stia mettendo veramente dell’impegno profuso.
Anzi, in molti casi, Strava sta diventando una vera e propria malattia. Una sindrome!
- Gente che spende soldi per passare alla versione “surplus” solo per sentire il “bi-bip” del telefono che ti avvisa quando stai entrando in un segmento
- Gente che ripete lo stesso segmento in salita o in discesa mille mila volte durante la stessa uscita solo per cercare di guadagnarsi il KOM Strava e condividere la cosa sui social
- Gente che passa letteralmente sopra gli altri fruitori “perchè sennò non faccio il KOM Strava”
- Gente che ti guarda malissimo se sei sul suo KOM Strava e lo “tarpi”
- Gente che non rispetta niente e nessun “but Strava’s KOM”
- Gente che… aò, ma KOM state?
Personalmente, io non sono mai stato un amante dei cronometri, anzi…
Da bambino, quando nuotavo, ho sempre preso quel momento di sport come un momento per fare cagnara in vasca e divertirmi (semplicemente quello che poi faccio anche oggi in MTB) e di gare e medaglie non mi è fregato mai veramente troppo (per quanto mi ricordi).
Quando, qualche anno fa, ho riscoperto la passione per la MTB, anche io sinceramente un po’ mi sentivo “ingarellato”:
- mangiavo equilibrato
- integravo la mia dieta prima, durante e dopo l’uscita in bike
- segnavo i dettagli della mie uscite che “scaricavo” (su un block notes) dal Polar per controllare i miglioramenti e via dicendo
Ma, dopo la partecipazione a qualche gran fondo (strada e MTB) e a causa del “clima respirato” durante qualche gara XC locale, capii subito che quello non era il mio mondo e mi dedicai a quello che ancora mi piace molto di più fare e mi da soddisfazioni: praticare la MTB per scoprire posti, portarci gente, mangiare e bere in compagnia, organizzare “eventi” e, magari, sistemare/provare a realizzare qualche sentiero.
Quello che poi, almeno secondo me, è il vero spirito dei pionieri della MTB .
Naturalmente non tutti praticano sport “per partecipare” e ci può benissimo stare come cosa.
Ma la vita non può essere sempre una gara e, soprattutto, se hai superato i 30 anni e nn ti sei affermato come professionista… molla un po’ la presa!
A me sembra che più passano gli anni più questa mania dell’agonismo stia sfuggendo di mano alle persone e, soprattutto, ai dirigenti delle associazioni sportive dilettantistiche.
Per farvi un esempio, giusto giusto un mesetto e poco più fa, durante la festa di primavera della nostra associazione sportiva (mentre eravamo in escursione nel Parco Pineta) i KOMmisti della situazione hanno dato massimo sfoggio della loro stupidità passando e sgommando vicino alla mia compagna che era ferma sul bordo della strada sterrata con una parte del gruppo.
Lei è rimasta basita dal loro modo di praticare la mtb. Dal canto loro, i KOMmisti naturalmente non si sono nemmeno preoccupati di chiedere scusa piuttosto che salutare… ci mancherebbe altro.
Erano troppo presi a fare il loro KOM sul piano! Come avrebbero potuto?
Probabilmente, se fossi stato li (ero avanti 100/200 mt), gli avrei messo le mani in faccia ai due KOMmisti coglioni! Perché gente così non merita di stare al mondo.
Ogni giorno leggo migliaia di post sui social network di gente che si lamenta della maleducazione delle persone, dell’inciviltà, del fatto che vengano chiusi i sentieri alle MTB, del fatto che gli sportivi nn si salutano tra di loro è così via.
Ogni giorno un continuo leggere di “dovremmo essere più civili” oppure “dovremmo imparare a rispettare il prossimo” e ancora “dovremmo imparare a rispettare la natura”.
Ma, secondo me, a nessuno frega niente di tutto questo. È solo pura demagogia.
A stringere stringere, ognuno di noi è interessato solo a KOMmare [licenza poetica, nda] il proprio ego, mettendosi in mostra per “elevarsi” al di sopra degli altri.
Ma, per che cosa, non si sa.
Alla fine gente siamo degli amatori, non dei professionisti e dovremmo fare sport perchè amiamo fare sport, promuovendolo e portando nuove persone a praticarlo. Il tutto, senza rischiare di generare inutili “mostri” che magari poi, non raggiungendo i risultati aspettati, abbandoneranno lo sport…
Tempo fa scrissi per BiciLive.it “Il Decalogo del bravo biker” in collaborazione con IMBA Europa. Distribuito poi durante la fiera ExpoBici di Padova del 2014, il “decalogo” andò a ruba nel vero senso della parola. Tutti erano estasiati da quelle poche regolette.
Non mi ero inventato niente naturalmente, se non riportare e rivisitare in chiave MTB le regole base della convivenza civile.
Oggi vi invito a leggere “10 comportamenti da rispettare sui sentieri” che poco tempo fa ho scritto e pubblicato per il sito web della nostra associazione sportiva.
Sono delle regolette base anche queste. Niente di che, niente di nuovo o di speciale. Solo le “regole base” della convivenza civile.
Se imparassimo a fare sport in modo intelligente lasciando i momenti di “agonismo” dentro le piste apposite… probabilmente lo sport amatoriale italiano sarebbe un “posto” migliore 🙂