Milano, la mobilità sostenibile e il bike sharing

In questi giorni si sta parlando molto (sui social e sulla stampa “locale”) delle moltissime biciclette del bike sharing abbandonate nel Naviglio Grande

Ma, a quanto mi è sembrato di capire, è solo la punta di un iceberg molto più grande.

Infatti, prima dei fatti che hanno scandalizzato i social con annesso riversamento di foto-curiosi sul tratto interessato del Naviglio Grande di Milano, la moda di abbandonare le biciclette del bike sharing “senza colonnina” nei posti più curiosi ed impensabili già c’era.

Niente di nuovo quindi sull’inciviltà dell’italiano medio

Quello che c’è di nuovo invece (che è poi quello che ha fatto scaturire la mia voglia di scrivere due righe) non è tanto il gesto in se (sul quale si potrebbe comunque scrivere in lungo e in largo) ma il rischio di esporre lo sviluppo della mobilità sostenibile nel capoluogo lombardo al “fuoco nemico”.

Nelle peggiori delle ipotesi invece, ci potrebbe essere il rischio che aziende, investitori e amministrazioni locali possano rallentare la propria corsa o magari fare un passo indietro.

Proprio adesso che Milano aveva deciso di rendere il senso unico, sperimentalmente, per gli autoveicoli un doppio senso per le bici (in una via di Brera)… non è un autogol secondo voi?

Magari no, ma secondo me è un po’ una sorta di autogol per la mobilità sostenibile

Pur non avendo colpe, ma a causa (probabilmente) di quattro ragazzini annoiati che niente di meglio avevano da fare se non una bravata, la mobilità sostenibile rischia di finire nel mirino di qualche “nemico” e, alla mercé dell’opinione pubblica, potrebbe finire, come dicevamo, a dover segnare il passo.

Come funziona il bike sharing “free floating” di Mobike e Ofo

“OFF TOPIC”

Da tempo immemore sostengo che per portare avanti una battaglia (qualsivoglia essa sia) bisogna per prima cosa educare ed addestrare i propri combattenti piuttosto che i potenziali alleati.

Senza fare riferimenti a chi giornalmente sulla propria testata lamenta che in Italia la mobilità in bicicletta è penalizzata fomentando i propri seguaci anziché educarli, oggi più che mai è importante che i principali attori della mobilità sostenibile inizino a pensare ad educare il proprio pubblico.

Di ciclisti indisciplinati se ne vedono fin troppi e la scusa delle infrastrutture latenti non regge più

In primo luogo perché il ciclista medio (compresa la sciura che usa la bici per andare a fare la spesa) non le utilizza.

In secondo luogo perchè il ciclista medio (ivi compresa sempre anche la sciura con le buste della spesa appese alla bicicletta) non rispetta la stragrande maggioranza delle regole del codice della strada, in vigore anche per le biciclette…

In più adesso ci mettiamo anche questo fatto delle biciclette abbandonate ovunque, sinonimo di grossa inciviltà da parte nostra…

Se andiamo avanti così gente, continueremo a prendere solo “batoste” da parte dell’opinione pubblica

Batoste che a lungo andare si rifletteranno sicuramente poi sui molti progetti di mobilità sostenibile dando modo a chi non ci crede, di avvalorare le proprie tesi sfruttando proprio questi esempi.

E chi crede nella mobilità sostenibile potrebbe tirare il freno a mano a causa, per esempio, di fatti come quelli accaduti a Milano con le bici del bike sharing abbandonate nel Naviglio Grande.

Voi cosa ne pensate?

10 risposte a "Milano, la mobilità sostenibile e il bike sharing"

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  1. Hai perfettamente ragione. Uno dei motivi per i quali i ciclisti sono invisi a molti, magari ciclisti anch’essi, risiede nella maleducazione. Tu hai citato molti esempi. Un altro che aggiungo io è l’abitudine sempre più diffusa di circolare sui marciapiedi, cosa peraltro punita dal codice con 41 Euro. Gli agenti tollerano o fanno finta di non vedere ma la signora con bimbo in carrozzina o la vecchietta con deambulatore sicuramente non gradiscono.
    Ciao

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    1. E ma purtroppo il marciapiedi è diventato quasi un “obbligo” per evitare di circolare sulla strada che è diventata un pericolo. Anche io spesso mi trovo a circolare sul marciapiede, specie se abbastanza largo. naturalmente quando lo faccio rallento in caso di pedone e mi fermo o magari scendo per tempo. cmq non dappertutto è vietato, anzi. in alcune città (bologna) sono stati convertiti a piste ciclo-pedonali 🙂

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    2. P.S.: tra le cose, essendo stato il ciclista riconosciuto “categoria debole” alla stregua del pedone dall’ultimo CDS, non ci giurerei ma magari non è più nemmeno tanto vietato e, sempre magari, non è detto che la contravvenzione sia giusta. Un po’ come l’attraversamento in sella alla bici sulle strisce. Stando al nuovo CDS, come dice un funzionario di PM, è corretto anche se molti agenti di PM dicono di no…. ci vorrebbe un po’ di chiarezza a livello nazionale

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      1. Guarda Marco che il mio non è un incitamento al suicidio del ciclista. Sono anche io dalla sua stessa parte. Però tra “deboli” devo dire che il pedone, nei casi di cui ho parlato sopra, è “più” debole e va privilegiato, quindi se uno deve scendere dal marciapiede (non “marciaruote”) quello è il ciclista, specialmente se è il solito ragazzino maleducato.
        Quanto al rischio da assumersi è quello implicito nella attività: chi va in aereo accetta che possa precipitare, chi sale in auto accetta il rischio di un incidente. Nessuno se le cerca e speriamo che non accadano mai.

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      2. Certamente, infatti il nuovo CDS dice proprio che il pedone ha comunque sempre la precedenza, perché a piedi. Sui bambini maleducati, c’è sempre da dire che un po’ dipende dall’educazione che ricevono in famiglia e un po’… beh, siamo stati tutti bambini e quando ci penso a volte poi mi dico “le ragazzate le abbiamo fatte tutti, pensaci bene”
        Quelli che mi preoccupano invece, sono gli adulti incivili… quelli si che li appenderei per il collo!!!

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      3. credo che siamo fatti della stessa pasta, magari “parlare e non capirsi” a volte può accadere. Ma di fondo, l’intesa c’è 😉
        Speriamo prima o poi di vederci su qualche sentiero o di riuscire ad organizzarci per un’uscita insieme 😉
        P.S.: se dovessi incrociarmi fermami perchè io sono proprio una frana in questo ahahahaha

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  2. Mi rendo conto che in alcune città il traffico sia pericoloso. Dove vivo io però assumo che se uno non ha coraggio di prendersi un minimo di rischi è meglio che non faccia il finto “ganassa” e prenda l’auto, l’autobus o vada a piedi. Dico questo perché anche qui ci sono marciapiedi larghi destinati ad uso promiscuo (che nel caso è segnalato) e in quel caso non ho nulla da obiettare ma quando un marciapiedi è largo 1.5 m e ti senti scampanellare dietro magari da uno dei nuovi arrivati (!) che tutto pretendono allora mi incaxxo davvero, mi fermo e gliele canto. Quando capita a me, io viaggio sempre in strada; se è un senso unico e contrario salgo sul marciapiedi e conduco la mia bici a mano, in strada. Quanto alla multa pare sia ancora in vigore ma non applicata…..come del resto quelle per telefonini ecc. ecc. nel lassismo generale che contagia anche le forze dell’ordine.

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    1. Beh scusa però, andare in bicicletta non deve essere per forza un assumersi il rischio di farlo… c’è anche chi va in bici per esigenza o magari chi lo fa per coscienza. Dire “ se uno non ha coraggio di prendersi un minimo di rischi è meglio che non faccia il finto “ganassa” e prenda l’auto, l’autobus o vada a piedi” mi sembra un filo esagerato, no?

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