Da che, fin da bambino, frequento prati e boschi del monte terminillo non avevo mai sentito della leggenda dei cinque cavalieri templari che diedero vita ai cinque confini.
Durante l’escursione con le ciaspole al Terminillo, ho approfittato del candido manto di neve fresca ancora immacolato per andarmene un po’ in “freeride” verso il campo di altura ai Cinque Confini.
Ed è stato mentre mi godevo la discesa e le vibes in mezzo a tutta quella neve fresca che, fermo all’altezza del vecchio ski lift ormai dismesso, ho fatto questa scoperta.
il nome “cinque confini” al Monte Terminillo è legato ad una leggenda che ivi aleggia e riguarda altrettanti cavalieri templari
Per me, è stata un’assoluta novità.
Insomma, tra credenze popolari e racconti che si perdevano in un passato anche molto arcaico, mio nonno non mi aveva mai raccontato questa storia.
E tanto meno ha mai fatto mio padre, che ai Cinque Confini per lavoro ci capitava spesso e volentieri e comunque era un reatino DOC!
Affascinato dalla storia, e parlando con il compagno di mia cugina, ho scoperto poi che annualmente un gruppo di ragazzi di Rieti si ritrova intorno al luogo dove il cavaliere “piantò” la sua spada per rievocare quell’appuntamento che si rinnovava tra i cinque cavalieri a cadenza annuale.
E credo proprio che alla prima occasione (senza neve naturalmente) che tornerò a casa a Rieti, salirò ai Cinque Confini per cercare quella spada mai vista!
Ma ecco di seguito cosa racconta la leggenda dei cinque confini del monte terminillo

Antefatto
Nel dicembre dell’anno del Signore 1307 cinque cavalieri templari in fuga ormai da molti giorni, erano accampati sulle pendici montuose a nord della città di Rieti, limite settentrionale e confine del Regno di Sicilia.
Si trattava del Maresciallo del Tempio di origine francese Guy de La Roche e di quattro cavalieri suoi confratelli. Braccati ed esausti, avevano pochi viveri.
L’arresto di tutti i Cavalieri dell’Ordine del Tempio e del Gran Maestro Jaques De Molay, era stato ordinato in Francia dal Re Filippo, il venerdì 13 ottobre di quello stesso anno. Pochi di loro erano riusciti a scappare.
Filippo IV di Francia detto “il Bello” aveva inteso così rovesciare l’Ordine, divenuto ormai un’ingombrante potenza economica, finanziaria e militare.
L’ordine era in difficoltà. San Giovanni d’Acri era ormai caduta da tempo ed anche la flotta era stata distrutta. Nessuno di loro aveva opposto resistenza, leali al giuramento di fedeltà al Pontefice e certi di essere sottoposti ad una grave ingiustizia che, presto, sarebbe stata acclarata.
Il 22 novembre di quell’anno tuttavia, dopo vari tentennamenti, anche Papa Clemente V (ormai scavalcato dagli eventi) aveva emesso il Decreto che invitava tutti i Principi cristiani ad arrestare i templari.
I cavalieri fuggivano per sottrarsi alle torture impiegate per scoprire i nomi degli altri confratelli. Il freddo era pungente, nevicava ed il Natale era ormai vicino.
Guy del Roche e gli altri quattro templari attesero il 21 dicembre (giorno del solstizio d’inverno tradizionalmente dedicato alle cerimonie dell’investitura) e salirono in cima al monte.
Guy de La Roche infisse la sua spada in una roccia. Poi (dopo aver invocato la giustizia divina) sciolse i confratelli dal giuramento templare.
I cinque di abbracciarono un’ultima volta deponendo i loro mantelli nella neve. Si separarono prendendo direzioni diverse e promettendo di non rivelare mai la propria identità.
La storia dei cavalieri, svelata dal testamento di Bernardo, è tramandata oralmente da generazioni. La spada originale, esposta da secoli alle intemperie e quasi certamente corrosa, è stata probabilmente ripristinata in epoca ignota, si dice identica all’originale.
I luoghi dei Cinque Cavalieri Templari nella provincia di Rieti
Il luogo dell’accampamento venne identificato come il piano di “de la Roche”, oggi pian di Roche o Rosce. Al Terminillo si trovava invece il luogo del termine, e cioè i Cinque Confini.
Guy de La Roche, attratto dal messaggio francescano di autenticità della fede, bussò alla chiesola della Foresta e si fece frate minore col nome di Bernardo.
Un altro Cavaliere, messosi a disposizione di Carlo II d’Angiò, partecipò alla fondazione della Civitas Ducalis, oggi Cittàducale.
Gli altri raggiunsero i luoghi oggi denominati Micigliano, Castel Sant’Angelo e Borgo Velino inserendosi nelle comunità.
I Cavalieri tornarono sempre (finchè vissero) il 21 dicembre nel luogo della Spada, nella località oggi dei Cinque Confini.
Questa località è tutt’oggi confine amministrativo dei Comuni di Rieti, Cittaducale, Micigliano, Borgovelino e Castel Sant’Angelo.
Ciascuno dei Comuni attuali raggiunge, con uno spicchio di territorio, il luogo della Spada.
Si dice che il 21 dicembre, in questi luoghi, aleggi ancora lo spirito dei cinque Cavalieri del Tempio e che le popolazioni dei cinque Comuni siano destinate a rimanere legare per sempre,
Entrare nel cerchio magico della Spada senza toccarla porta tradizionalmente fortuna.
Il testamento di Fra’ Bernardo
Io Bernardo, che fui Guido de’ Roche di Francia de’ Duchi di Grecia, nell’anno 74 di mia vita, ne’ l’ora di verità, che per volontà del Signore mio fui povero compagno d’armi di Cristo e del Tempio di Salomone e co’ li mie confratelli fugendo sopra li Monti di Rieti. Vedemmo l’orore e furia del boia del Re di Francia.
Ne’ la neve, pregammo pei fratelli, per tradimento de’ lo Papa indegno. Ora sorella morte si appressa su questo sajo di povero frate, tengo il segno di Francesco per mano, ne’ la chiesa Foresta, ove trovai rifugio e lo nome novo di Bernardo. Che’ soffio di vita mia, torni a chi dette.
Lo pensiero a li confratelli che già stanno nel Signore e mandai a’ quattro venti ne’ lo giorno di Santo Giovanni. Tenni per me, la via stretta di frate Francesco che sola acquietava mio core.
Lascio lo sajo ai frati, lo corpo a madre terra e spirito mio a la Space di pace al monte.
Non nobis Domine, non nobis, sed nomine Tuo
Buonasera. Ho letto con attenzione l’articolo afferente i 5 confini! Tutto abbastanza giusto. Devo, però, stigmatizzare alcune imprecisioni o errori:
1) Cittaducale è sede di comune e Santa Rufina è una frazione e non il contrario;
2) Borgovelino non ha competenza amministrativa sul Terminillo;
3) infatti il quinto comune è Leonessa, oltre a Rieti, Cittaducale, Castel Sant’Angelo e Micigliano.
Grazie
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Buonasera Marco, so benissimo che Cittaducale è sede di comune e Santa Rufina è frazione… c’ho vissuto “qualche anno”.
Comunque la [nda] voleva essere una cosa campanilistica visto che il confine “amministrativo” ricade quasi tutto (se non tutto) nel confine di Santa Rufina.
Detto quanto, per quanta riguarda i Cinque Confini invece devo dirti che Leonessa non c’entra niente visto che il confine del suo Comune cade in ben altra zona, come quello di altri comuni sul Terminillo, d’altronde.
Il passo riportato nel post lo puoi leggere di persona anche sul tabellone che si trova ai 5 confini, appunto, e che è stato riportato fedelmente anche da Format
https://www.formatrieti.it/la-leggenda-dei-5-confini-terminillo#:~:text=Questa%20localit%C3%A0%20%C3%A8%20tutt'oggi,territorio%2C%20il%20luogo%20della%20Spada.
Nessuna imprecisione o errore, tranquillo 😉
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Ah, se dovessimo aver sbagliato tutti nella divisione dei cinque confini, credo che bisognerà ristampare anche un po’ di volantini oltre che di carte geografiche
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al link https://www.dropbox.com/s/yf2tp0z7nmypakg/cinque-confini.png?dl=0 puoi scaricare una carta OSM dalla quale si evince che anche Borgovelino ai cinque confini c’entra qualcosa. Purtroppo c’è scritto anche Cittaducale, ma noi del posto sappiamo bene che si stratta di Santa Rufina 🙂
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