In una giornata di sole perfetta tra due di tempesta mi sono goduto una passeggiata con le ciaspole sulla neve fresca, alle pendici del Monte Terminillo
Approfittando di un paio di settimane di ferie, la scorsa settimana sono stato a casa a Rieti da mia mamma e, durante la permanenza, mi sono dedicato anche ad un po’ di outodoor con un paio di uscite in mountain bike sui monti reatini e un’uscita sulla neve al Terminillo per provare le ciaspole che mi aveva prestato in test il lattaio [aka Paolo fangoepolvere.it, nda].
Le due uscite in mountain bike sono state molto casuali, come sempre. Sono salito in groppa a Charlene e mi sono fatto guidare una volta sulle tracce del Cammino di Francesco e l’altra sui sentieri di casa, a Santa Rufina. La gamba è dura a tornare agile, ma questa è un’altra storia!
Mercoledì scorso il programma per un trekking alle pendici del Monte Terminillo era ben definito
Raggiungere Pian de Valli [sotto il Monte Terminillo, nda] risalendo la montagna da Santa Rufina. Come? Salendo al Casale d’Antoni per “sbucare” ai Cinque Confini e arrivare al Pian de Valli,
Le opzioni di risalita possibili erano varie e tutte vedevano il Casale d’Antoni come punto di collegamento a metà strada:
- la “classica” strada carrozzabile che parte da Santa Rufina e, passando per il Casale d’Antoni, raggiunge i Cinque Confini;
- la nuova strada che collega Santa Rufina al Casale d’Antoni attraverso il rifugio di Valle Gelata [Va’ Jelata in dialetto locale, nda], per proseguire poi lungo la “classica” carrozzabile fino ai Cinque Confini;
- un sentiero che passa attraverso i boschi sopra Santa Rufina e che, sbucando in prossimità di un prato sopra la Fonte Vaguni, attraverso una carrozzabile molto mal messa raggiunge il Casale d’Antoni, per proseguire poi fino ai Cinque Confini.
- un sentiero che collega la Fonte du Piru [fonte del pero, poco distante dal Casale d’Antoni, nda] alla Fonte dei Trigaioli e, attraverso il sentiero CAI 408, raggiunge i Cinque Confini.
Tutte opzioni comunque abbastanza lunghe da percorrere e, in alcuni casi, anche abbastanza dispendiose in termini di sforzo fisico ed energie.
In più, durante la notte tra martedì e mercoledì era caduta veramente troppa pioggia e, conoscendo bene i boschi sopra casa, la salita sarebbe potuta diventare un vero calvario a casa del terreno molto pesante.
E io volevo godermi un po’ di neve in libertà.
“Niente sbattimenti Marco, l’avevamo detto in chiusura del 2017 nel pentalogo dei buoni propositi del 2018“… e così ho cambiato programma.
Infilato le scarpe da trekking, attaccato le ciaspole del lattaio al mio storico zaino Cassin sono salito in macchina e mi sono diretto alla volta del Terminillo
Mentre risalgo il monte lungo lo strada provinciale del Terminillo, incontro la prima “ombra” di neve solo all’altezza del quarto tornante e quando sto per raggiungere Pian de Valli, la neve caduta durante la notte inizia ad apparire anche sugli alberi.

Intorno alle 07.00/07.15 arrivo a Pian de Valli. In giro, e sulla strada, ci siamo solo io, gli operatori con gli spazzaneve (che fanno su e giù lungo la strada per “tritare” il ghiaccio che copre l’asfalto) e qualcuno che scende a valle per andare a lavorare.
Sempre in macchina, proseguo fino a Campoforogna, parcheggio, calzo i ramponcini e, a piedi, percorro il giro dell’anello.
Il sole inizia a salire a da quassù si può godere di un ottimo panorama a 360 gradi, che appaga la mia vista e riempie il mio spirito

Superata, in alto sulla mia sinistra, la villa che una volta fu dimora montana di Benito Mussolini, davanti a me si stagliano il Monte Giano e il Monte Elefante. Non li avevo mai visti da questa prospetttiva, abituato com’ero a percorrere il giro dell’anello in senso orario e in macchina.
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Completato il giro e recuperata la macchina a Campoforogna mi sposto a Pian de Valli, infilo i pantaloni in gore-tex sopra la calzamaglia termica e, passando alle spalle del Residence Tre Faggi, mi incammino verso la pista da sci di fondo con l’idea di raggiungere i Cinque Confini con l’ausilio delle ciaspole.
Durante la notte si è depositata un po’ di neve fresca su quella già presente. Condizione perfetta per provare le ciaspole, no?
A dirvela tutta però, questa sul Terminillo non è stata proprio la mia prima volta con le ciaspole.
Infatti, le avevo già provate anni fa in occasione di una settimana di addestramento montano al Passo del Tonale, durante la quale ho anche imparato a sciare.
In quella occasione, tra le varie attività, venne organizzata una breve marcia zavorrata in montagna con addestramento teorico e pratico all’imbarco-sbarco dall’elicottero sulla neve e all’utilizzo della sonda da valanga, con l’ausilio delle guide del soccorso alpino.
Una bellissima esperienza anche quella li, da incorniciare 🙂
Ma torniamo alla nostra ciaspolata sul Monte Terminillo

Partito da dove inizia la pista di sci di fondo (a ridosso della strada che collega i Tre Faggi con i Cinque Confini) mi sono diretto verso i Cinque Confini seguendo il sentiero del planetario fino a quando, incrociata una strada che puntava in alto, ho cambiato direzione.
Di buon passo ho affrontato la salita, spingendo con le racchette da neve e facendo “scivolare” le ciaspole sulla neve fresca come se stessi sciando.
La sensazione è molto buona, mi piacciono queste ciaspole e, mentre lascio che il fiume dei pensieri scorra, ben presto sono nuovamente all’altezza della casa del Duce, ma questa volta sotto la strada del giro dell’anello di Campoforogna.
Più precisamente, mi trovo all’imbocco di quella che una volta fu la “pista privata” di Mussolini (o almeno così mi hanno raccontato quando ero bambino).
Sotto di me un bel manto di neve fresca immacolata pronta per essere pestata, arriva fino al campo d’altura dei Cinque Confini
In lontananza si vedono le piste da sci di fondo. Ad essere uno capace, un paio di sci o uno snowboard sarebbero stati perfetti per un bel freeride 🙂
Mentre scendo verso valle, girandomi in continuazione mi godo la traccia lasciata sulla neve fresca a monte con le ciaspole. Dal basso, sembra come una chiusura lampo che tiene insieme due lembi di neve.

Arrivato in fondo mi fermo per una breve pausa e, con sommo stupore, scopro l’interessante leggenda dei Cinque Confini e di cinque Cavalieri Templari. Ma credo che ve ne parlerò più avanti, sempre su queste pagine 😉
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Quando riparto, i pensieri scorrono veramente come un fiume in piena. Le gambe ne vogliono ancora e io con loro, così proseguo lungo la pista da sci di fondo fino ad addentrarmi nel bosco in direzione Fonte Porcini/Fonte Trigaioli.
Percorro un breve giro ad anello nel bosco, torno al campo d’altura e inizio a rientrare verso il punto di partenza. Lungo la via faccio un piccolo “fuori pista” per scattare qualche foto. Con una giornata così, è un peccato non godersi il panorama e condividerlo con gli altri, magari anche sui social!
Scattate le foto di rito, rientro verso il punto di partenza proseguendo il mio “test” delle ciaspole del lattaio
Arrivato al punto di partenza sgancio le ciaspole, torno alla macchina, lascio giù due cose e vado verso le piste da sci per salutare un paio di amici maestri di sci sul Terminillo e bere una birra insieme.
Mentre riscendo a valle con tutta calma, accendo il solito Toscano e mi godo le vibes, pronto a riversarle sulla tastiera la sera stessa ma cosciente del fatto che non ci riuscirò.
Ma tornando a bomba al pentalogo scritto in occasione della fine dell’anno con i “buoni propositi del 2018” s’era detto NIENTE SBATTIMENTI… e così sia!
La neve fresca caduta durante la notte, il cielo terso e l’orizzonte talmente libero che quasi si vedeva il Mar Tirreno, hanno reso la mattinata perfetta. Così perfetta che credo tornerò ben presto a pestare un po’ di neve con le ciaspole 🙂

Qui hai giocato in casa, vedo. Tua mamma sarà stata ben contenta di averti a portata di mano per due settimane! E il lattaio….credevo fosse anche lui di lì e invece scopro che ha un bel carnet di giri quassù da noi (intendo sui terreni a noi abituali).❄️
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Solo una settimana dai, ma visto che era prevista ancora neve… anche due non sarebbero state male, ma alla fine venerdì sono riuscito a salire ad Artavaggio e ho beccato buona neve comunque 🙂
Hai visto che giretti il lattaio? 🙂
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