Come ricorderete, sul finire dell’anno scorso Marco mi aveva invitato a raccontare della mia esperienza personale di ricostruzione del Legamento Crociato Anteriore (LCA) sul suo blog [e cioè Agenda degli Appunti, questo blog, ndr].
Ora, a distanza di un anno preciso dall’intervento, le sensazioni e gli insegnamenti avuti mi hanno portato a vivere in modo diverso la mia vita… usque a finem, fino alla fine.
Questa locuzione latina [usata dai gladiatori e dai legionari in epoca romana come motto per indicare la volontà di continuare a lottare imperterriti e senza paura per uno scopo prefissato, nda] è ora infatti diventata l’essenza del mio pensiero e del mio modo di essere.
Il gladiatore desidera la vittoria e quindi dà il meglio di sé stesso
Senza scomodare troppo questi guerrieri, in genere anche le persone “normali”, quando anelano a qualcosa, si impegnano fino alla fine (usque ad finem).
Per desiderare, bisogna avere passione e, ne sono convinto, le passioni hanno bisogno di potere essere espresse. Altrimenti non sono passioni, ma solo sogni inespressi.
All’approssimarsi dei 50 anni l’intenzione di mantenermi attivo a livello sportivo, dopo un’operazione chirurgica impattante, mi ha portato all’esigenza di dover esprimere l’intenzione di mantenere le mie idee e i mei principi. Come?

L’intervento di ricostruzione del legamento crociato anteriore mi ha fatto scoprire un nuovo sport, il nuoto, inizialmente praticato come riabilitazione per il ginocchio
All’inizio, qualche vasca, zero fiato, una fatica boia… ma la mountain bike non avrebbe dovuto darmi capacità aerobica e anche anaerobica?
Non credevo avrei dovuto fare (troppa) fatica.
“Siamo i sottoprodotti di uno stile di vita che ci ossessiona. Omicidi, crimini, povertà, queste cose non mi spaventano. Quello che mi spaventa sono le celebrità sulle riviste, la televisione con 500 canali, il nome di un tizio sulle mie mutande, i farmaci per capelli, il viagra, l’arredatrice, poche calorie… Io dico: non essere mai completo, smettila di essere perfetto! Io dico: evolviamoci!”
Tyler Durden (Brad Pitt) – Fight Club
In realtà le cose stanno diversamente da come me le aspettavo ma, piano piano, aumento il numero di vasche e mantengo costanza. Non voglio mollare (never give up)!
La fatica si attenua sempre più, inizio ad essere costante. Inizio a nuotare, non più a faticare. E dopo qualche mese la mia pancia, cresciuta ovviamente nel periodo in cui la fisioterapia mi ha fatto stare lontano dalla mia amata bicicletta, presenta un aspetto, per così dire, “differente”.
A sei mesi di distanza ho perso circa 4 Kg
Nel frattempo iniziano a formarsi i pettorali e le spalle; le maniglie dell’amore si assottigliano.
Riprendo la bici a settembre [2019, ndr], ma continuo a nuotare.
Mi piace e voglio nuotare il chilometro. Usque ad finem.
Passano i mesi. La pancia si è appiattita e la tartaruga mette fuori la testa.
Continuo, alternando il nuoto alla bici; nel mentre inizio anche a riprendere anche qualche partita a tennis, per testare il ginocchio.
Il fisico si è evoluto, trasformato
Non ho più la tendenza ad una postura da gobbo in quanto i muscoli addominali e dorsali mi aiutano a tenere la schiena eretta.
Respiro meglio, con il diaframma e non con il torace. O meglio mi sembra così… ma a parte i tempi che fanno ridere un vero nuotatore, io sono felice.
Mi sento un gladiatore. Usque ad finem.
Relativamente ai malanni di stagione, questo inverno mi sono ammalato meno di mia moglie e dei miei figlioli, Gabriele e Margherita.
Nel frattempo è cambiata la motivazione per cui nuoto. Non è più un motivo legato principalmente alla salute fisica ma è legato alla mia emotività, alla voglia di stare bene.

(immagine cortesemente fornita da Dante Codeluppi)
Come esprimere a me stesso e al mondo esterno questa percezione?
Tutti i giorni siamo circondati da migliaia e migliaia di oggetti.
Ci sono oggetti utili, divertenti e anche banali. Ci sono talmente tante cose intorno a noi che non diamo più peso a nulla e non dedichiamo mai un momento per pensare alla storia che sta dietro un oggetto.
Ecco allora che un oggetto personalizzato può raccontare tante storie, far riemergere ricordi e scaldare il cuore
La mountain bike è il mio primo amore (in realtà sarebbe la savate boxe, la boxe francese, che ho praticato per quasi 10 anni, ma questa è un’altra storia) e, dato anche che mi sono rotto il legamento crociato anteriore in mountain bike, volevo qualcosa che fosse collegato alla bicicletta. Ma cosa?
Tempo fa su Facebook ho ricevuto la richiesta di amicizia di Dante Codeluppi, inizialmente quello che pensavo fosse un biker, viste le foto e le immagini postate. Così ho acconsentito.
Scopro in seguito che è un artigiano, che opera nel settore automotive producendo pezzi a disegno.
L’azienda di sua proprietà, METI, adopera macchinari tecnologicamente all’avanguardia che consentono la realizzazione di disegni complessi anche per piccoli diametri.
METI copre anche altri diversi settori, tra cui viterie speciali, valvole oleodinamiche, attrezzature per dentisti e, guarda il caso, accessori per chirurgia ortopedica. Sarà un caso?
METI lavora vari tipi di materiale, tra cui il titanio; la passione per la bicicletta ha portato Dante a fare qualcosa che lo tenesse legato alle biciclette, come progettare e costruire perni in titanio per forcelle e carri posteriori dei telai, tutti completamente personalizzabili.
Il titanio è un materiale estremamente nobile, difficilissimo da lavorare
È l’elemento chimico della tavola periodica degli elementi che possiede come simbolo Ti [sono un chimico, farmaceutico, concedetemelo, nda].
È resistente tanto quanto l’acciaio, ma è il 40% più leggero.
Così mi sono rivolto a Dante per il mio progetto, ovverosia quello di trasmettere agli altri il mio “messaggio” appreso dalla mia particolare esperienza.
Quando l’ho contattato, ho scoperto il suo amore per il suo lavoro. Abbiamo chiacchierato un po’ e il progetto è partito.

La maestria nel trasformare un materiale in un pezzo lavorato, unita all’amore per le proprie creazioni, credo possa trasmettere il concetto di personale evoluzione partita dal mio ginocchio ed ancora in essere e da completarsi, fino alla fine. Usque ad Finem.
Il pezzo è arrivato proprio come volevo, con pure il certificato di analisi del pezzo di titanio adoperato per costruire il MIO perno. Per me che sono, ripeto, chimico, questa è tanta roba!
Ovviamente non ho perso tempo e ho subito donato il gioiello alla mia Nukeproof Mega 290.

Alla prima uscita mi sono subito accorto che la guida della mia mountain bike ha avuto subito giovamento; mi sembra ora di avere un carro più rigido e l’intera bici è più reattiva.
Anche gli amici che escono in mountain bike con me hanno ammesso che il mio riding ora è più pulito ed efficiente.
La potenza della mente evidentemente contagia!
Ma al di là di tutto, ora ho un ricordo. Il nuoto mi ha trasformato, il perno in titanio mi ha “certificato”.
Mai mollare, in tutto quello che fai. Usque ad Finem.
